Lavori in vista al Lorenteggio. La Provvidenza sta preparando una piccola rivoluzione urbanistica, sportiva, sociale e ricreativa nel perimetro racchiuso tra via Inganni, via dei Giacinti e largo Fatima. Là dove oggi ci sono cortili vivacissimi ma usurati e un pratone brullo — di quelli che possono vantare generazioni di ginocchia sbucciate — tra non molto sorgerà un moderno centro sportivo, in regola con tutte le norme delle federazioni e dell’architettura. E dietro a tutto ciò non ci sono grandi costruttori, immobiliaristi o società sportive quotate in Borsa: c’è soltanto una parrocchia, anzi un oratorio. Quindi niente soldi — almeno all’inizio — ma idee e progetti chiari, tanta forza di volontà e, appunto, una solida fede nella Provvidenza. «I soldi arriveranno», aveva detto padre Vincenzo Molinaro, subito dopo aver illustrato ai suoi collaboratori il piano per rinnovare le strutture dell’oratorio Murialdo, dove era arrivato tre anni prima. Quelli come lui, della congregazione dei Giuseppini, del resto, sono preti da oratorio praticamente professionisti. Cresciuti nella missione di educare «buoni cristiani e onesti cittadini» per il futuro.

Anzi, con una convinzione ancora più forte: «Aprire un oratorio è chiudere una prigione». È a partire da queste basi che l’audacia di padre Vincenzo si è tradotta in un progetto da un milione e mezzo di euro: tensostruttura da cento posti al coperto e campi regolamentari di basket e volley, altri due campetti all’aperto con canestri e rete, rettangolo in erba sintetica per il calcio a sette, spogliatoi, un bar affacciato su via Inganni e aperto al quartiere anche dal punto di vista architettonico. Poi niente più alti muri grigi, ma una recinzione discreta, oltre a un progetto molto articolato anche su formazione sportiva, attività culturali, doposcuola. «Tutto a norma, eh?», tiene a sottolineare il prete quasi come se fosse già cosa fatta. «Il Murialdo è una realtà molto vivace — racconta indicando le decine di ragazzini impegnati in giochi, doposcuola e partite, tra cortili, campo di calcio e locali interni — c’è un formidabile team di laici che manda avanti tantissimi progetti, ma le strutture sono cadenti e carenti. E poiché il nostro progetto pastorale ci dice di andare verso la periferia, di avvicinare i ragazzi a partire dai loro centri di interesse, abbiamo pensato che per farlo dovevamo poter offrire loro anche efficienza e bellezza. E affitteremo gli impianti alle due scuole vicine, è la nostra sostenibilità economica».

Lo sport è senza dubbio un polo di attrazione per i giovani, nessuno ha mai contraddetto padre Vincenzo su questo. Ma resta quel dettaglio da un milione e mezzo. Come fa una parrocchia incastrata in una popolosa e fragile periferia a mettere insieme tutti quei soldi? «Ci aiuterà la Provvidenza», è diventato lo slogan del parroco. Ma nel frattempo si è mosso lui per andarle incontro. Dopo aver predisposto un progetto curato al minimo dettaglio tecnico ed educativo ha iniziato a presentarlo pressoché ovunque. Alla Fondazione Cariplo è piaciuto e da lì sono arrivati i primi 285 mila euro. Poi, «ne ho parlato dopo la benedizione della Sentinel, un’azienda qui vicino — racconta —, ed è arrivata una donazione da cinquemila euro». Quindi, mentre anche la Curia ha assicurato appoggio, è scesa in campo la tanto invocata Provvidenza: «Una signora, Giuseppina Borta, ha lasciato 250 mila euro alla mia congregazione, che a sua volta ha deciso di girarli al nostro progetto».

A questo punto, con più di 600 mila euro raccolti, si avvicina il traguardo del primo lotto di lavori, che si aggira attorno agli 850 mila euro. «Ne mancano “soltanto” 200 mila, troveremo anche quelli — sorride padre Vincenzo — e subito, a novembre, partiranno i lavori. Cominceremo dal lato di via Inganni: nuovo ingresso, tensostruttura, spogliatoi. E quando la gente vedrà che le cose cominciano a cambiare allora chiederemo aiuto anche alla nostra comunità. Ma speriamo che anche da altre parti della città arrivino contributi. Questi ragazzi, gli uomini e le donne di domani, lo meritano».

Di Giampiero Rossi

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